L'età inquieta - Anna Starobinec

TITOLO:  L'ETÀ INQUIETA (tit. or. Perechodnyj vozrast)
L'AUTORE: Nata a Mosca nel 1978, giornalista, Anna Starobinec è considerata la "regina dell'horror russo". Nel 2005 pubblica la sua prima raccolta di racconti Perechodnyj vozrast, pubblicata originariamente da Isbn edizioni con il titolo Paura e, successivamente, come L'età inquieta. Zero, romanzo di genere distopico, è il suo secondo lavoro.
TRADUTTORE: Curletto
EDITORE: ISBN edizioni
ANNO: 2012
PAGINE: 244
PREZZO: 7 €
eBOOK: si
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SINOSSI. La follia intrecciata al quotidiano, l'incubo dissolto nell'ordinario: da perderci il sonno e la tranquillità. Durante un picnic una formica regina entra nell'orecchio di un ragazzino per impiantare nel suo corpo un formicaio. I gesti scaramantici di un altro bambino si rivelano il rituale che tiene in piedi il suo mondo. Due giovani amanti si rincorrono a Mosca, senza sapere di essere morti. Un adolescente sviluppa un'ossessione erotica per il cibo cucinato da sua madre. Nella poetica di Anna Starobinec, la realtà è un piano impercettibilmente inclinato che aggancia il lettore attraverso l'immedesimazione per farlo scivolare, senza che se ne accorga, in un mondo di puro, assurdo terrore.


Il mio giudizio


RECENSIONE.

Con le recensioni sto procedendo a ritroso come i gamberi, cioè: prima i libri appena terminati e poi, con calma (con mooolta calma...) quelli più "antichi".
Riuscirà nell'impresa la nostra eroina?
Chi può dirlo. Ad ogni modo non si può dire che manchino nel mio carniere un bel po' di pagine da (ri)sfogliare.

L'età inquieta di Anna Starobinec è proprio l'ultimissima lettura, in ordine di tempo. Una raccolta di racconti che viene pubblicata originariamente con il titolo "Paura" e poi riproposta, sempre da Isbn edizioni, nella collana Vinili con un titolo diverso e un sottotitolo, a mio parere, fuorviante.


Questi Racconti del terrore (la traduzione letterale avrebbe dovuto essere "racconti inquietanti", e già sarebbe stato meglio) infatti non hanno niente a che vedere con il genere di letteratura che uno ha in mente. Quella, per dire, di un King o un Baker. Il terrore scritto dalla Starobinec è piuttosto l'orrore puro che proviene dall'interno dell'uomo, dalle sue proiezioni mentali, dalle sue paure e ossessioni, come nel lungo racconto Formicaio e nel breve e, forse per questo, più incisivo Le regole

Stava già prendendo sonno, disteso su un fianco, quando si rese conto che se lui si fosse permesso di addormentarsi, nella camera qualcosa sarebbe rimasto ancora fuori posto, non rimesso in ordine. p.204

Nei suoi racconti, la Starobinec dà vita a orrori metafisici, come nel bellissimo (a mio parere il migliore della raccolta) racconto La fessura,  psicologici e scientifici, come nel racconto Viventi.


"Ma cosa dici, tesoro?"
Il suo tono di voce si è raddolcito.
"Dove sono i viventi? Non dire assurdità. Non ce ne sono più. Sono stati sconfitti..." Poi mi guarda smarrito, come se fosse il primo a stupirsi di ciò che ha detto.
"...Mi pare" aggiunge, un po' accigliato.
p. 123

Purtoppo non tutti i racconti sono allo stesso livello, ed è per questo motivo che il mio giudizio si assesta su un salomonico 3 e  ½

La tensione e la meraviglia (perché l'orrore può essere anche meraviglioso) sono tenuti alti da racconti come L'agenzia, in cui un uomo è incaricato di elaborare la sceneggiatura di una complicata vendetta; Le Regole, racconto incentrato su un bambino che ha come compito quello di tenere in ordine il mondo; La fessura,


"Non si fa, papà, non si deve mai fare così!"
"Fare cosa?" mi stupisco.
"Non si deve mai aprire la porta due volte di seguito."
"Perché?"
"Perché, perché quando fai così" parla velocemente, con foga, "quando fai così, si apre una fessura finta, cioè non finta, vera, ma invisibile, e da quella fessura può saltare fuori Dio" sgrana gli occhi spaventata "e portarti laggiù con lui."
p. 194

Anche Formicaio, è degno di nota, non solo per la base da cui parte il racconto (una formica che si installa nel cervello di un bambino trasformandolo, appunto, in un formicaio), ma anche perché la Starobinec lascia intravvedere l'ipotesi di una doppia possibilità per gli strani comportamenti del piccolo Maksim: forse è davvero colpa della formica o, forse, la trasformazione di Maksim e il relativo finale sono dovuti a qualcosa di più personale, di più intimo, legato strettamente all'adolescenza e a un'inquietudine inespressa che trova la sua valvola di sfogo prima nel cibo e poi in una graduale e folle discesa nella paranoia?


...l'età critica certo spiegava molte cose. Ma come spiegare quella strana, maniacale paura dell'aria fresca -d'inverno non permetteva che si arieggiasse l'appartamento - quella sua assoluta necessità di trovarsi sempre in ambienti chiusi e soffocanti? E come spiegare ciò che faceva... (mangiava) ciò che faceva con le mosche? p. 22

Ma altri, come La famiglia, Io aspetto e, in parte L'eternità di Jasa non riescono ad avere lo stesso impatto e finiscono per essere o troppo caotici (è il caso di La famiglia) o poco incisivi (come in L'eternità di Jasa)

Nel complesso, e tralasciando questi piccoli inciampi, L'età inquieta è un volume che consiglio non soltanto agli appassionati del genere horror, ma a tutti coloro che pensano che la mente umana sia un labirinto nel quale è più facile perdersi che ritrovare l'uscita.


2 commenti

  1. E anche in questo caso mi hai convinta! Spero di riuscire a metterci le mani sopra al più presto! :)

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    1. Io sono curiosa di leggere Zero, il suo romanzo. Diciamo che L'età inquieta è stato il mio primo approccio alla Starobinec. Molto metafisica, sicuramente ;)

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