I POTERI DELLE TENEBRE, VOL. 2 - Robert Aickman // La recensione

Sia reso onore al merito a quelle case editrici che basano la loro linea editoriale sul recupero di nomi e testi prossimi all'oblio letterario, permettendoci di riscoprire storie altrimenti dimenticate.

È il caso della Hypnos, casa editrice specializzata nella narrativa di genere weird che ha in catalogo, oltre a nuovi rappresentati della categoria, i "capostipiti del genere", veri e propri mostri sacri della narrativa fantastica.

I poteri delle tenebre è il secondo dei sei volumi che la Hypnos ha deciso di dedicare alla figura di Robert Aickman e ai suoi racconti, lunghi viaggi onirici che conducono il lettore nella regione che sta tra la realtà e l'immaginazione.



Titolo. I poteri delle tenebre, vol. 2 (The power of darkness)
Autore. Robert Aickman (trad. Francesco Lato)
Editore. Hypnos
Anno. 2014
Pagine. 296
Prezzo. 24,90 €
Ebook. no
SINOSSI. Uno sguardo nei meandri più oscuri dell'essere umano, un viaggio tra terrore e stupore, è questo che i racconti di Robert Aickman propongono ai lettori, sbalorditi come naufraghi che odono il richiamo delle sirene, orribile e affascinante allo stesso tempo. Il racconto di fantasmi nella tradizione di M. R. James si rinnova con la scoperta dell'inconscio, dell'orrore che si nasconde all'interno dell'essere umano: dalle calde spiagge di un'isola deserta, abitata da sensuali ed enigmatiche streghe di "Il mare color del vino", alla claustrofobica stanza di "Che gelida manina", sino al party filosofico di "Più grande di noi", Aickman si rivela un meticoloso e affascinante indagatore di quella linea sottile che separa il noto dall'ignoto, meteorologo dell'inconscio, degno prosecutore di quel fantastico psicologico portato alla luce da Walter De La Mare, e che poi riapparirà in anni più recenti con Thomas Ligotti. Il volume è arricchito da un ricordo di T.E.D. Klein sull'autore, "Un pomeriggio con Aickman".


RECENSIONE.

No, non lasciatevi fuorviare dal titolo, perché le tenebre di cui si parla non sono quelle cui siamo abituati dalla moderna letteratura dell'orrore.
Qui non troverete racconti grandguignoleschi, demoni che allungano le loro zampe caprine verso giovani vergini o cadaveri in decomposizione che tornano dall'oltretomba per...

O, meglio, sì, ci saranno anche loro, ma talmente sfocati, sfumati da una scrittura che non si sofferma mai sul particolare, sul dettaglio raccapricciante, che sarà come osservarli attraverso un banco di nebbia.


Aickman è un maestro nel miscelare l'orrore allo stupore e quello che ne viene fuori, come un cocktail bello a vedersi e piacevole da gustare, è un racconto che stupisce e affascina lasciando appena appena un retrogusto, un accenno di terrore, sottile come la zampina di ragno che forse abbiamo ingoiato senza accorgercene.

Sono racconti, quelli che compongono questa raccolta, che hanno come filo conduttore il potere della suggestione e dell'immaginazione sulla realtà. Ed è proprio a questo potere che il titolo fa riferimento.
È la mente umana, la sua capacità di creare e immaginare ciò che non esiste (o che potrebbe esistere), il vero agente del terrore. E forse non sarebbe neanche necessario citare Goya, con il suo sonno della ragione che genera mostri, per capire di quali tenebre stiamo parlando.

La componente psicologica, quindi, la fa da padrone in questi sei racconti nei quali non si viene mai a creare una netta distinzione tra il piano della realtà e quello dell'illusione.

L'esempio migliore di quanto detto fin qui è dato dal racconto iniziale, "Che gelida manina". Il protagonista, un uomo solo, isolato e prossimo alla povertà, si trova ad essere perseguitato da qualcosa che potrebbe essere un fantasma e forse è solo lo spettro della sua psicosi.
Qui, come in "Il mio povero amico", ( racconto nel quale la suggestione arriva -o sembrerebbe arrivare- a "contagiare" il narratore) e in "Una celebrità in visita", la parte psicologica gioca un ruolo fondamentale nel suscitare quel senso di angoscia che, portato al culmine, sfocia nell'orrore più assoluto.


"Questo numero non esiste più."

"Io ho telefonato. E qualcuno ha risposto."
"Oh, è facile avere una risposta da un numero che non esiste più."
"Come può essere?"
"Da una persona che non esiste più, suppongo." 


[Robert Aickman, I poteri delle tenebre, Hypnos, Lato F. p. 50]

In "Più grande di noi", racconto nel quale l'ironia di Aickman si pone come controcanto gradevole e pungente dell'intera narrazione, viene invece a concretizzarsi l'orrore più grande mai immaginato dall'uomo dagli albori della civiltà e Dio, o qualcosa che a Dio assomiglia, irrompe durante un weekend interreligioso.

In "Una questione romana" la suggestione parte da un cavallo morto, rinvenuto su una strada buia, in un quartiere popolare e depresso, e ha il suo culmine in una seduta spiritica volta a "far tornare" un uomo, che forse è morto e forse è solo nascosto.

Anche la propensione a spaventarsi è tra le cose che diminuiscono col passare degli anni. Arrivammo al punto di scherzarci su di tanto in tanto. "È sorprendente", dicevo per esempio, "quello che si può fare con un occhio di cavallo e un piccolo..." 
[Robert Aickman, I poteri delle tenebre, Hypnos, Lato F. p. 236]

Il racconto conclusivo, "Il mare colore del vino", dal titolo già di per sé suggestivo che richiama una delle frasi dell'Odissea, è un'autentica chicca della narrativa fantastica. Qui Aickman fa sprofondare il lettore in una storia aggraziata, soffusa da una gradevole malinconia.
È una storia di fate, o forse di streghe. Di ninfe che proteggono qualcosa che gli uomini vorrebbero distruggere, l'ultimo residuo di un tempo perduto, nel quale l'immaginazione tingeva le acque del mare di colori che gli occhi non avrebbero mai visto. È, questo, un racconto altamente poetico e dolente, un canto di sirena tragico e bellissimo allo stesso tempo.


"Le isole incantate sono difficili da capire", disse lui. "L'ho sempre pensato. Mi dava pensiero fin da bambino. Il problema è che non si può mai essere sicuri di dove l'incanto inizia e dove finisce." 

"Lo si impara con l'esperienza", disse Tal.
"Vivete – viviamo – davvero solo di frutta?"
"No", disse Lek. "Abbiamo il vino." 
[Robert Aickman, I poteri delle tenebre, Hypnos, Lato F. p. 270]

La prosa di Aickman è posata, la definirei "garbata". Lo stile è molto ricco anche se mai ampolloso, ma a tratti si fa lento, richiede una lettura attenta, non frettolosa, per apprezzare appieno le sfumature della storia, i doppisensi, gli ammiccamenti. Bisogna accettare l'ironia che c'è nei racconti, che a volte arriva improvvisa e può sembrare fuori luogo

Tuttavia, se siete appassionati di weird e non avete ancora letto nulla di Aickman, questo è un volume che, credo, non può mancare tra le vostre letture.

Se fosse un film, sarebbe Eternal Sunshine of the Spotless Mind
Se fosse una canzone, sarebbe I Am the Walrus
Da leggere su una barca, in balia delle onde 

Conoscevate già Aickman? Quale dei racconti vi piacerebbe leggere?

Aspetto i vostri commenti e, come sempre,
Buone letture ♥

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