Recensione. FIABA IL MAGO, Emiliano Billai

Buongiorno a tutti e bentornati!

Causa connessione farlocca mi sono assentata più del dovuto. Che ne diciamo di rimediare con una recensione bella di un libro bello?


FIABA IL MAGO
Emiliano Billai
LaPiccolaVolante, 224 p, 2014, illustrato
13,00€
Ebook disponibile (pdf)


RECENSIONE.

IN un mondo che è quello della concretezza, il mondo dove è possibile tutto ciò che è facile da credere, vivono Fabio Ferno e la sua famiglia, composta da un padre, una madre, un nonno e un gatto senza un occhio, di nome Perfetto.

La famiglia Ferno è una famiglia strana, "particolare".
Una famiglia di fate: "demoni" che riescono a dar vita alla realtà mutandola attraverso i racconti, le parole scritte e le forme disegnate. E poi c'è quel gatto, bianco e cieco da un occhio. Una bestia oscena, per il mondo che permette solo ciò che sia pari e parallelamente simmetrico. Un animale che qualcuno, un giorno, decide di uccidere.
Da qui parte la storia di Fabio Ferno, l'ultimo delle fate, il primo dei maghi che si spoglia del nome da creatura comune e diventa, per tutti: Fiaba il Mago.


...qualcuno mi chiamava Fabio Ferno, Figlio di Arcam Ferno e figlio di Giosfine Cassia Ferno. Oggi applaudano Fiaba il Mago. Fiaba. Perché è un dono delizioso, il mio. Merita il nome dolce, amabile della maraviglia d'un racconto. Mago. Sì, il Mago. Forse non lo sono? Io disegno e decido se debba essere vero, prendere vita.
[FIABA IL MAGO, Emiliano Billai, LaPiccolaVolante, p. 32]

Sangue d'inchiostro cola dai palmi delle mani fasciati da bende che presto se ne inzuppano; ali dalle piume nere che non usa per volare, ma per scuotere le coscienze assuefatte alla mediocrità di una perfezione perfettamente omologata, Fiaba ha un desiderio anzi, tre: dar vita a tre capolavori.
Tre prodigi, che portino il resto del mondo a dire: "eppure può accadere".


Ah, la sera. Quell'andito accogliente che ci porta dalla luce al buio. Aspetto il mio colore preferito steso sulle tegole, su morbide penne nere. E non chiedetemi di volare. Non insozzerei tanta meraviglia con una cosa così banale. A volar si risolve tutto troppo in fretta, bello a vedersi, ma appena atterri tutto è passato. E i nasi rimangono per aria ad attendere il prossimo prodigio volante.
[FIABA IL MAGO, Emiliano Billai, LaPiccolaVolante, p. 67]


Nella sua impresa lo seguiranno una prostituta, un vecchio obeso e un barista gay.
Attorno a questo primo nucleo di uomini e donne emarginati, ignorati o costretti a una vita di menzogne dal resto della gente, si aggregherà presto una piccola corte dei miracoli, un groviglio di reietti felici perché liberi di essere sé stessi.

E se da un lato della realtà una pioggia eterna porterà morte e disperazione nei "normali", e un bisogno straziante di amore e affetto, di possibilità di credere di essere stati felici e amati, almeno una volta, almeno per un istante accompagnata dalla paura di aver vissuto per niente; nell'altro lato del foglio, di quell'ipotetica pagina che è la realtà, il Potrebbessere, Fiaba disegnerà e darà vita al suo mondo perfetto di uomini e donne liberi, pacifici.


Dimmi una sola cosa, mi chiede, ma tu hai disegnato solo noi? O no, le sorrido, ho disegnato tanto altro ancora. Di più bello? No, di molto peggiore. Allora va bene.
[FIABA IL MAGO, Emiliano Billai, LaPiccolaVolante, p. 202]


Fiaba il Mago è un fantasy dalle tinte scure, inchiostro nero su tela nera, e si sviluppa come un
lungo monologo nel quale non c'è una vera distinzione tra i dialoghi e la narrazione. Un monologo nel quale si alternano le voci di Fiaba, di Elaide la prostituta e di Niche, la bambina, l'unica persona che Fiaba non uccide durante il suo primo capolavoro, nella chiesa del paese, una domenica mattina.

Emiliano Billai usa un linguaggio teatrale per il suo romanzo e Fiaba stesso si comporta da attore; un attore attento all'estetica dei gesti e delle pose, delle azioni e delle loro conseguenze.

Per entrare nella storia è necessario, quindi, abituarsi un attimo agli stili (quello dell'autore e quello del personaggio) e al linguaggio stesso, prima di mollare gli ormeggi e lasciarsi trasportare da quello che è quasi un flusso di coscienza, fluido come inchiostro raccolto in un calamaio.
E il finale è da applausi a scena aperta.


E presto ho imparato che il va tutto bene non è una formula accettabile per la gente, che preferisce decidere e scegliere come stai tu, per lei. [...] Intrappolata nel vischio dei modi dabbene delle persone dabbene di una società dabbene e rispettosa del senso comune, delle interpretazioni dei testi sacri, sono cresciuta, passando ogni mattina e ogni sera di fronte a quello che per me era un paradiso, ma che per gli altri era un luogo di perdizione, perché sotto la pioggia, dicono oggi, ridere e divertirsi è proprio del diavolo.
[FIABA IL MAGO, Emiliano Billai, LaPiccolaVolante, p. 178]


Il romanzo è ulteriormente arricchito da ventisette illustrazioni dell'autore, una per ogni capitolo del volume, alcune delle quali sono riprodotte in questo post.




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