Recensione. CRONACHE DI MONDO9 - Dario Tonani


L'idea di casa era tutta lì, un po' poco per considerarla un dono del cielo, ma abbastanza per ritornarci ogni volta.
[Dario Tonani, Cronache di Mondo9, Urania Mondadori, p. 145]
Oggi vi parlo di Cronache di Mondo9 romanzo a racconti di Dario Tonani pubblicato da Urania Mondadori. Suddiviso in due parti: Mondo9 e Mechardionica, raccontato con un linguaggio vivido e poetico, ricco di similitudini che si infilzano nella mente del lettore come schegge di metallo, Cronache è un'opera nella quale l'anatomia si fonde alla meccanica in un connubio perfetto che ricorda le ossessioni e visioni di Cronenberg.

Cronache di Mondo9
Dario Tonani
Urania Mondadori, 378 p. ,2015
7,90 €
Ebook disponibile


RECENSIONE.

Sulle vicende che mi hanno portata a leggere le Cronache di Tonani ho già parlato e non mi soffermerò oltre, se non per dire che, al netto delle polemiche, a chiusura del collage di storie (perché di romanzo vero e proprio non credo si possa parlare) ho avuto l'impressione di aver letto un bel lavoro di fantascienza. Non steampunk, perché di steampunk ha solo vaghi richiami a una tecnologia a vapore senza lo scenario vittoriano a fargli da sostegno.

Ad ogni modo, e a mio modestissimo parere, Cronache di mondo9 è un'opera di fantascienza. Sul sottogenere, magari, potremmo stare qui a sorseggiare caffè e ad accapigliarci sulla classificazione e sottoclassificazione e non so cos'altro: vogliamo definirla "fantascienza a vapore"? O magari "fantascienza metafisica"? 
Ecco, non accapigliamoci.
E veniamo alle cose serie.

In un mondo che ricorda l'Australia, dove deserti sconfinati e tossici si alternano a giungle umide e gonfie di vegetazione, si muovono enormi navi a vapore. Si tratta di mezzi mastodontici, vere e proprie città di metallo e ruggine. Ma le navi sono anche, in parte, creature vive, in grado di generare autonomamente i pezzi di ricambio e di assemblarsi spontaneamente e, in caso di necessità, di usare uomini e animali come carburante.

Alle navi si accompagna il morbo, una malattia dal contagio misterioso che lentamente, e inesorabilmente, trasforma gli uomini in macchine, in sagome umane e assolutamente vuote che, per continuare a vivere, devono fare incetta di cuori pulsanti strappati dai corpi degli uomini ancora sani. Mechardionici, li chiamano.

In questo scenario si intrecciano le storie di vari personaggi assieme ai quali seguiamo l'evoluzione delle navi, il loro passare da mezzi di locomozione dalla tecnologia comunque speciale a vere e proprie forme di vita intelligente che degli uomini hanno bisogno come nutrimento e timonieri.
Ogni cronaca in Mondo9 è un tassello, un pezzo che si aggiunge sul percorso di sviluppo delle navi. Ogni uomo che finisce nella pancia della Robredo o delle navi che seguono sono i testimoni e gli attivatori di un ulteriore scatto evolutivo delle macchine.

Una pecca di Cronache è una certa ripetitività di alcune situazioni, dovuta probabilmente al suo nascere non come romanzo ma, appunto, come una serie di racconti che solo successivamente sono stati assemblati per dar vita a questo volume.
A parte questo difetto, facilmente sormontabile, le Cronache riescono a trascinare il lettore nel mondo immaginato da Tonani senza sforzo, senza interrompere mai per un istante la sospensione della realtà.


Pioggia.
Un tempestare arrembante. Una cacofonia liquida che infuriava da ore. Senza respiro.
Accovacciato contro il tronco dell'albero, Testa d'ottone aveva gli occhi ciechi rivolti alla cima, tra le fronde impazzite. L'acqua là sotto arrivava a scrosci. A sberle.
Testa d'ottone sentiva ogni singola goccia urlare. Esplodere. Precipitare più in basso, fondendosi col vapore che si alzava dalla terra.
[Dario Tonani, Cronache di Mondo9, Urania Mondadori, p. 225]

L'assenza di dettagli troppo tecnici, a parte qualche accenno a tonnellaggi o piccole nozioni di meccanica, consente anche ai non assidui frequentatori della fantascienza di addentrarsi piacevolmente tra i deserti e le giungle seguendo le storie dei nomadi del deserto e dei mechardionici, sui quali si concentra la seconda parte delle cronache intitolata, appunto, Mechardionica.

Rispetto a Mondo9, ho trovato Mechardionica un po' meno coinvolgente, nonostante la presenza degli strappacuori e nonostante la storia fosse più omogenea in termini di personaggi e di trame. Il fatto è che, fino all'epilogo di Mondo9, avevo immaginato una determinata natura degli Interni che nella seconda parte viene del tutto ribaltata. Problema che evidentemente non è di Tonani quanto della mia immaginazione.

Per quanto riguarda lo stile, Tonani ha indubbiamente padronanza della lingua e la usa con maestria; fa un largo di similitudini che riescono a rendere molto bene l'ambiente che circonda i suoi personaggi con poche frasi di notevole forza descrittiva


Ricordo il caldo, la puzza, lo sgocciolio del sangue, i rumori, la paura. E soprattutto l'idea che mi era frullata in testa nell'eterno dormiveglia: che da quell'oscurità non mi sarei più risvegliato, che le paratie mobili non si sarebbero più aperte. E che ogni macchinario intorno a me avesse un unico, insensato obiettivo: produrre la notte. [Dario Tonani, Cronache di Mondo9, Urania Mondadori, p. 66]

Sangue e metallo, olii e carne, nell'opera di Tonani macchine e uomini si fondono e mescolano, dando vita a forme completamente nuove, inusuali e che oscillano tra l'immaterialità delle creature chiamate Interni alla solidità pesante e cattiva di una nave come la Robredo.

Una fantascienza metafisica, fatta di carne e ingranaggi, un romanzo corale che vale la pena leggere anche se dalla fantascienza vi tenete debitamente alla larga.

Sono curiosa di leggere i vostri commenti!
E, come sempre, Buone letture

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1 commento

  1. Intanto un doveroso, enorme grazie, cara Federica. Aspettavo con curiosità la tua rece e mi fa piacere ciò che ho letto. Soprattutto la chiusa, che è un bell'invito a farsi un'idea di persona di tutto quanto. Alla prossima, buona giornata!
    Dario

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