Recensione. AMABILI RESTI - Alice Sebold


Queste erano le bellissime ossa cresciute intorno alla mia assenza: i legami - a volte esili, a volte stretti a caro prezzo, ma pesso meravigliosi - nati dopo che me n'ero andata. E allora cominciai a vedere le cose in un modo che mi lasciava concepire il mondo senza di me. Gli avvenimenti cui la mia morte aveva dato luogo erano semplicemente le ossa di un corpo che in un momento futuro imprevedibile sarebbe divenuto intero. Il prezzo di quel che ormai vedevo come un corpo miracoloso era stato la mia vita [Amabili resti, Alice Sebold, Edizioni e/o, pp. 336-337, trad. C. Belliti]

Buongiorno cacciatori di storie!

Credo che oggi, vista la ricorrenza, sia il giorno per parlarvi di questo romanzo, letto in un soffio nel momento più adatto, perché Amabili resti di Alice Sebold edito da Edizioni e/o è un romanzo che ha bisogno dei suoi tempi, di un certo spirito, di un certo stato d'animo per poter essere apprezzato e goduto e anche pianto.

Thriller, fantasy o romanzo sentimentale? In realtà, credo che Amabili resti possa semplicemente definirsi come la somma di tutti questi generi e qualcosa in più. 
È una riflessione sulla donna, sulla famiglia; sulla vita più che sulla morte. È una riflessione sul significato di perdita.

Ma il romanzo di Alice Sebold è, prima di tutto e specialmente, il racconto sfaccettato e drammatico della storia di una famiglia, della sua dissoluzione, del suo smembrarsi e del suo lento, lungo e incerto ricongiungimento.



AMABILI RESTI [The Lovely Bones]
Alice Sebold [trad. Chiara Belliti]
Edizioni e/o, 2012, 353 pg
18,00 €
Ebook disponibile

RECENSIONE.
L'inizio è dei più atroci.
C'è il fatto, la cosa che cambia tutto, l'errore irrimediabile e non previsto, neppure immaginato: la morte di Susie. Susie, la figlia quattordicenne di Abigail e Jack Salmon, una sera di inizi Dicembre viene uccisa e fatta a pezzi dal suo vicino di casa.
Quello che le accade lo sappiamo subito, dalle prime pagine


Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973. Negli anni Settanta, le fotografie delle ragazzine scomparse pubblicate sui giornali mi somigliavano quasi tutte: razza bianca, capelli castano topo. Questo era prima che le foto di bambini e adolescenti di ogni razza, maschi e femmine, apparissero stampate sui cartoni del latte o infilate nelle cassette della posta. Era quando ancora la gente non pensava che cose simili potessero accadere. [Amabili resti, Alice Sebold, Edizioni e/o, p. 11, trad. C. Belliti]

Ed è proprio lei, Susie la morta, Susie la ragazzina stuprata; Susie del cui corpo non resta che un gomito e un cappello fatto a mano da sua madre, a raccontarci tutto.
Dal suo Cielo, una versione personale del limbo, Susie ci racconta la storia della sua famiglia, proprio a partire dal giorno in cui viene uccisa.


Mi sentivo gonfia e immensa. Mi sentivo come un mare in cui lui pisciava e cagava. Sentivo gli angoli del mio corpo che si accartocciavano su sé stessi e poi si riaprivano [...] Sapevo che mi avrebbe uccisa. Però ancora non mi ero resa conto di essere un animale che stava già morendo. [Amabili resti, Alice Sebold, Edizioni e/o, pp. 20-21, trad. C. Belliti]

La cosa che mi ha colpita, la cosa che credo sia ciò che ha decretato il successo del romanzo (e l'assolutismo dei commenti, almeno su GoodReads, tra entusiasti e disgustati) è la scelta adottata da Seabold di non trasformare Susie in niente di diverso da quello che era prima di morire: un'adolescente, a tratti anche antipatica, a tratti frivola e, in questo, assolutamente ordinaria. Se non fosse per quella morte violenta, che le ha tolto ogni cosa. 
Come Peter Pan, nonostante l'omicidio Susie mantiene inalterati i tratti del suo carattere, compreso il corollario di piccoli desideri, impulsi e antipatie che aveva in vita e che fanno, di lei, nient'altro che una ragazzina.


Quando subisci una violenza, pensi solo alla fuga. E quando inizi a oltrepassare il confine, la vita si ritira da te come una barca si allontana inevitabilmente dalla riva e tu ti tieni aggrappata alla morte come a una fune che ti porterà via e oscilli appesa a quella fune, sperando solo di approdare lontano da dove sei. [Amabili resti, Alice Sebold, Edizioni e/o, pp. 44-45, trad. C. Belliti]

Ogni capitolo, ogni pagina voltata, ogni scena raccontata ti ricorda costantemente questo: che stai ascoltando la voce di un fantasma, la voce di una ragazzina violentata e uccisa un pomeriggio del Dicembre del 1973. E il suo cadavere non verrà ritrovato. E di lei resterà poco, se non un gomito e una traccia di sangue sul pavimento dell'abitazione del suo assassino.


Cosa voleva dire morte?, si chiese. Voleva dire persa, voleva dire inerte, voleva dire andata via. [Amabili resti, Alice Sebold, Edizioni e/o, pp. 122, trad. C. Belliti]

Assieme a Susie scrutiamo la sua famiglia, il modo di ciascuno di reagire al trauma che la sua morte assurda comporta; torniamo con i suoi ricordi a episodi di un'infanzia che non le apparterrà più, che le apparterrà per sempre. Ci affacciamo sulla soglia della mente e della memoria del suo assassino. Assistiamo alla trasformazione di Abigail, sua madre. Abigail è una donna rannicchiata nel ruolo di moglie e madre, di padrona di casa; un ruolo che non ha mai sentito suo. E la morte di sua figlia le impone la fuga, una fuga da tutto ciò che ha accettato fino a quel momento, indossando per anni una maschera che ogni anno si appesantiva di dolore, frustrazione e insofferenza. E senso di colpa.
Così come Susie, che continua ad avere le pulsioni e i desideri dell'adolescente che sempre sarà, con la morte della figlia Abigail si rende conto di non essere mai cresciuta, che l'insoddisfazione che le corre dentro è un sintomo della consapevolezza che tutto ciò che ha costruito fin'ora è soggetto a un'insensata ed estrema fragilità.
Abigail è l'altro grande personaggio su cui si concentra l'attenzione dell'autrice; perché Amabili resti è anche un romanzo incentrato sulla donna, sulle diverse identità di una donna, sui rischi, sulle sofferenze e sulle potenzialità della condizione femminile

Lo stile di Alice Sebold è simile a un fiume lento, che non si preoccupa di scorrere in avvalli e insenature, che procede per rivoletti che si ricongiungono alla trama principale. Ed è bello perdersi in questa lunga e armoniosa descrizione del mondo nel dopo morte; è dolce e triste scrutare con gli occhi di Susie, ormai estromessa dalla vita, quel futuro che sarebbe potuto essere suo, se solo quel giorno non avesse agito in maniera diversa.

L'unica scelta che non ho condiviso (e che è il motivo della mezza stellina in meno) è che, quando ne ha avuto la possibilità, Susie non abbia rivelato a Ray dov'era il suo corpo. Ecco, è l'unica nota stonata in un canto perfetto.

Buona festa dei morti, e buone letture ♥ 


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8 commenti

  1. Ho amato tantissimo questo libro e il precedente della Sebold, Lucky , che tratta dello stupro e del processo che la stessa autrice ha subito quando andava al college e amo il suo stile schietto che non vuole nascondere nulla ma che al tempo stesso non si compiace nel raccontare anche i dettagli più spiacevoli... Susie non è una ragazzina che si dimentica facilmente ♥

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    1. Credo che il fatto di sapere che la Sebold ha vissuto davvero una violenza sessuale renda il racconto di Susie ancora più straniante e angosciante: fai fatica a distinguere quelle che possono essere le impressioni della ragazzina da quelle che devono essere state le sensazioni della scrittrice. Lucky è un titolo che prima o poi leggerò. Tu come hai visto la scena con Ray ? Non hai trovato anche tu che avrebbe potuto rivelargli dove era nascosto il suo cadavere, prima di tornare nel suo Cielo? :v

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    2. Si, anche a me alcune scelte dell'autrice mi hanno stupito e trovato in disaccordo! Diamine, almeno avrebbe avuto un briciolo di giustizia e sarebbe potuta essere sepolta come si deve...!! Però questo lo ha reso ancora più plausibile, nel senso che moltissime vittime non sono mai ritrovate e magari sono a due passi da casa propria..

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  2. Complimenti per la recensione! :) Ho sempre snobbato un po' questo libro, perché non è molto nelle mie corde e non mi ispirava, ma la tua recensione mi ha fatto riflettere... non mi precipiterò a metterlo in wish list, ma se mi capiterà tra le mani magari gli darò una possibilità :)

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    1. Susanna, anch'io prima di leggerlo ho lasciato passare anni perché, nonostante il film mi fosse piaciuto, sapevo che non era un romanzo col quale mi sarei rapportata facilmente. Perché è davvero un libro che si gode se si è un po' giù di morale, se hai bisogno di piangere, se hai la necessità di una scossa emotiva. è un romanzo pieno di malinconia e di riflessioni sulla donna e sulla famiglia, prima ancora che un romanzo sulla morte di una ragazzina. ♥

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  3. L'ho letto un paio di anni fa. L'ho trovato ovviamente molto forte ed intenso. Lascia dentro un profondo senso di vuoto ed ingiustizia, il che lo rende ancora più credibile, perché dopo una lettura così non ci si può sentire diversamente.
    Anche a me hanno consigliato di leggere Lucky, ma devo ancora rimediare :)

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  4. Complimenti per questa bellissima recensione! L'ho letto anche io all'inizio di quest'anno e mi è piaciuto davvero molto. Condivido la motivazione per la mezza stellina in meno. Adesso della Sebold ho "La quasi luna" da leggere.

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  5. Anche a me è piaciuto moltissimo, così come il film! *w* è un libro intenso, profondo e veramente ben scritto! Sicuramente vorrò leggere altro dell'autrice! Comunque ti ho taggata qui: http://ikadreaming.blogspot.it/2015/11/link-party-per-me-e-per-voi-d-link.html
    Spero ti faccia piacere!

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