ITALIAN WAY OF COOKING - Marco Cardone. Recensione

"Pensava che un piatto così antico andasse preparato secondo tradizione" [ p. 29, IWOC, Marco Cardone, Acheron Books, 2015]
Titolo. Italian way of cooking
Autore. Marco Cardone
Editore. Acheron Books
Genere. urban fantasy
Anno. 2015
4,50 € (ebook. Tra breve disponibile in cartaceo)
Nero Bonelli, cuoco e proprietario del Gallo Nero, ristorante-cascinale adagiato tra le colline del Chianti, ha un problema. Non la moglie stronza, dalla quale ha divorziato da poco; non i figli che sì, saranno anche delle catene che ti tengono legato, ma sono delle catene senza le quali sarebbe già finito a terra a sostituire lo straccio; e neanche Marica, la sua fidanzata fuori di testa.
Il problema di Nero non è neanche il serial killer che imperversa nella provincia, definito il "killer enalotto" (sì, lo so) da una stampa lungimirante e piena di ironia per l'estrema casualità con cui colpisce le sue vittime.
No, il problema di Nero è un altro e si riassume nella dicitura stampigliata sulla carta d'identità, che lo colloca in uno Stato nel quale la burocrazia, il servilismo e il nepotismo la fanno da padroni. A Nero manca pochissimo per finire in ginocchio, sotto il peso di duecentomila euro che gli vengono chiesti urgentemente dal fisco, e non perché sia un evasore conclamato, anzi, proprio per l'esatto contrario. Ligio alle regole, la crisi di Nero è provocata da una legge scritta e rimangiata (o dimenticata, e valle a ripigliare le norme in quel buco nero supermassiccio che è la burocrazia italiana) nel lasso di pochi mesi. 
In parole povere: Nero Bonelli è un imprenditore con le pezze al culo (pàrdon).
In questa situazione di estrema italianità,- e mentre comincia a sospettare di aver sviluppato una forma piuttosto acuta di schizofrenia - una sera Nero Bonelli si trova ad affrontare un mostro. Un mostro vero, una specie di uomo-cinghiale che si è intrufolato nel cascinale e ha provato a mangiarsi i suoi figli. 
E dall'ammazzare la bestia ad assaggiarne la carne è un attimo...

Prima di leggere i ringraziamenti ero sicura che Cardone avesse lavorato nella cucina di un ristorante o fosse egli stesso un cuoco, tanto accuratamente sono descritti non solo i passaggi di preparazione di pietanze tipiche, ma gli stessi odori, le consistenze e i sapori tanto che IWOC è, prima che un bel urban fantasy, un attentato alla bilancia. Dietro Italian way of cooking, invece, c'è un vero e proprio lavoro di ricerca e di raccolta informazioni, il che dovrebbe già da solo essere un incentivo all'acquisto e alla lettura, perché Cardone lavora con competenza fin da subito, documentandosi prima e scrivendone poi, dando in sostanza il buon esempio a chi vuole scrivere, perché non basta una buona idea a fare una buona storia.


E di idee buone in IWOC ce ne sono. A cominciare proprio dalla decisione di ambientare il romanzo in Italia, tracciando con sarcasmo, e forse un po' di gastrite, l'analisi perfetta della stasi del nostro Paese, nel quale i balordi avanzano e i buoni e cocciuti si trovano ad annaspare. Nero è proprio questo: un uomo buono, generoso e cocciuto. Forse troppo. Decisamente una di quelle figure che avrebbero bisogno di un salvagente e di qualche paia di braccioli per stare a galla. 

si era sempre incolpato per tutto, si sobbarcava il peso delle vite degli altri e viveva con il terrore di deluderli, come se rendere tutti felici e sicuri fosse una sua precisa responsabilità. [IWOC, Marco Cardone, Acheron books, 2015]
Questa italianità è accentuata dalla decisione di utilizzare per il parlato il dialetto toscano, in modo tale che il lettore si trovi dentro la storia sia per le immagini evocate dalle magnifiche descrizioni dei paesaggi (e ci torniamo su questo punto), che dalle pietanze servite che dai suoni pronunciati. Questo punto potrebbe inizialmente spaventare chi vede il dialetto come una serie di fonemi da interpretare, ma vi assicuro che si fa velocemente l'abitudine al dialogato. E la scelta si rivela azzeccata e contribuisce a definire e a caratterizzare il protagonista.

"Sì, ma i' mostro l'è un prodotto esclusivo, vedrai. Se c'è gente che paga cinquecent'euro per una bottiglia di Sassicaia, quanto tu pensi sborserebbe i' cliente giusto, per una cena a base di mostro?" [IWOC, Marco Cardone, Acheron books, 2015] 

Bisso galeto attaccato da una donnola
Al secondo posto vengono i mostri, che Cardone ripesca dalla tradizione, dalle leggende metropolitane* e dai bestiari medievali. Ma il mostro non va solo cacciato e cucinato. Ed ecco qui la nota di genio: Cardone inventa per ciascuna creatura una caratteristica che rende la sua carne particolare. Attribuisce a ogni mostro un potere e questo potere o caratteristica si trasferisce a muscoli e interiora che, cotti secondo le regole della tradizione, hanno determinati effetti su chi le mangia. Effetti che contribuiscono a dare a IWOC leggerezza, o perché grotteschi o perché salvano il nostro da situazioni un bel po' spiacevoli.

Una sensazione meravigliosa e indescrivibile si accompagnò a quell'orgia di sapore, qualcosa di profondo e antico, che nasceva sotto lo stomaco, da una regione remota e sconosciuta del suo corpo, forse un organo mai usato che, per la prima volta, secerneva un ormone misterioso nel flusso sanguigno. Era una sensazione buona. Era corroborante, confortante, era qualunque cosa faccia sentire bene, era il dannato risveglio della kundalini del gusto.  [IWOC, Marco Cardone, Acheron books, 2015] 
Curatissimo l'editing, stile e trama scorrono piacevolmente, e non c'è stata mai una volta che la mia sospensione della credulità abbia vacillato. L'intreccio viene svolto in maniera magistrale, anche se chi ha dimestichezza con un certo tipo di storie forse capirà in anticipo dove l'autore andrà a parare, ma ciò non toglie nulla al piacere della lettura. 

Piacere che deriva anche dalle descrizioni dei paesaggi e dalle scene di caccia e di pesca. Leggendo si ha la sensazione fisica di trovarsi nei posti descritti, di passeggiare tra le vigne del Chianti. Ma la scena che preferisco in assoluto è sicuramente quella al porto di Piombino, che è tanto ben descritta da riempirti gli occhi di mare. 

Se siete cinefili vi sarà facile riconoscere le citazioni sparse nel romanzo da Cardone e l'identità della sua allucinazione principale (be', questo anche se non siete appassionati di film).

Unica nota: avrei fatto a meno dello spiegotto finale, ma io sono una notoria amante delle cose non dette e dei finali aperti. 
La conclusione, che apre la speranza a nuovi episodi di "Nero nella cucina de' mostri", quella non me l'aspettavo, ma è stata decisamente ben pensata.

A chiusura del romanzo troverete un gustoso Ricettario Mostruoso con ben dieci ricette a base di mostri, nel caso vogliate decidere di assaporare qualche insolita pietanza. E tra queste (permettetemi qui un po' di sana autopromozione :P) è presente anche una mia piccola incursione nella cucina tipica e mostruosa.

Via, asciugatevi la bavetta e correte a leggerlo!

*non so se Cardone abbia fatto riferimento a questa leggenda per il suo ungumano, ma a occhio direi che ci si avvicina.

Buone letture ♥

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1 commento

  1. Libro stupendo scritto benissimo, grande Cardone e complimenti Federica per la tua fine recensione!

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