DINOSAURIA, Aa. Vv. - Recensione e Intervista agli autori


A chi non piacciono i dinosauri?
Creature gigantesche, per certi aspetti ancora misteriose, che si portano appresso un nome sbagliatissimo, ora che sappiamo con ragionevole certezza che con le lucertole c'entrano ben poco.

"Ve l'avevo detto."

Il mio primo incontro con un dinosauro è al cinema. Me ne sto tranquilla a ingozzarmi di dolci quando vedo, nella tenda alle spalle di mio fratello, profilarsi la sagoma di un velociraptor. E, all'improvviso, divento tutt'uno con la gelatina che sto mangiando. Be', forse non ero proprio io...

Pur con le sue falle scientifiche, Jurassic Park è quel film che ha cresciuto orde di ragazzini nel sogno di diventare paleontologo (con la segreta speranza di ritrovarsi, un giorno, faccia a faccia con un raptor), salvo poi scontrarsi con realtà che, come suo solito, mentre viaggiate spensierati sulla strada dei desideri vi ci costruisce a tradimento un bel muro di mattoni belli pesanti, e si mette di lato osservando come i vostri sogni vanno in frantumi.

Succede quindi che i ragazzini di allora, ora ben al di là della maggiore età, si ritrovino a vagare smarriti e contusi per il mondo, alla ricerca di un modo per colmare il vuoto e la scontentezza.
E che c'è di meglio, per riempire il vuoto di cui sopra, che spiaggiarsi su un divano, a leggere di dinosauri?

Dinosauria nasce da un'esigenza del genere, come scrive il curatore Lorenzo Crescentini nell'introduzione alla raccolta: 
“Un bel giorno mi sono svegliato con la voglia di leggere un libro di storie sui dinosauri. Più tardi, sempre lo stesso giorno, mi sono scontrato con la dura realtà: ce ne sono davvero pochi.”

Se il materiale manca non è però detto che si debba ricominciare a vagare come polli in un pollaio: si può decidere di crearlo. Tanto più che, in questo caso, creazione è il termine decisamente adatto: si radunano degli scrittori valevoli, che come plus amano i dinosauri, e gli si dà carta bianca, chiedendo loro di scrivere la loro versione di Il mondo perduto.


Ed è così che si arriva a questo agile volume che, in poco meno di centosessanta pagine, mette insieme sei diversi “what if” che hanno per tema i “grandi rettili”.


Dinosauria è una raccolta interessante e ben pensata, che spazia dalla fantascienza al fantastico, con sei racconti che parlano di dinosauri declinando il tema in modi del tutto imprevedibili, personali e divertenti per chiunque abbia la ventura di leggerli.

Ognuno degli autori ingaggiati per questo safari tra i sauropodi ha scelto di parlarne a modo suo, ora attingendo alla mitologia dei bestioni, ora rievocando le suggestioni di viaggi nel tempo o improbabili (ma quanto desiderati?) esperimenti genetici.

In due casi, Strappo di Roberto Bommarito ed Elias Goodwin, l'ultimo cacciatore di dinosauri di Davide Schito, i dinosauri si confondono con il mito e danzano sul filo sottile che distingue la realtà dall'allucinazione: nel primo, una scoperta surreale è l'elemento collaterale di una storia di solitudine, abbandono e profondo disagio; nel secondo, il dinosauro, divenuto la balena bianca del protagonista, è paradigma di una vita sconvolta e traumatizzata dalla ferocia di belve meno mitologiche ma, non per questo, meno crudeli.
La genetica è al centro di Sauropatia, di Davide Camparsi, nel quale il bisogno di essere accettati si scontra con l'odio per se stessi, e dove i dinosauri rappresentano il primo passo di una nuova, incerta evoluzione della specie umana. Sempre genetica è la via al dinosauro in Pranzo di Natale, racconto grottesco di Stefano Paparozzi. In questo caso i dinosauri, tenuti sempre al margine del campo visivo del lettore, non sono che un pretesto per mettere in luce una dinamica familiare affatto cristallina e rivangare odi atavici fra fratelli, fino a giungere al paradosso di un attivismo che, per pura ripicca, non esita a immolare chi vorrebbe proteggere.
Conclusione, questa, che sembra potersi ravvisare anche nel racconto di Yuri Abietti, Tempo d'estinzione, nel quale il viaggio nel tempo si rivela un'arma potente e distruttiva. In questo racconto, alle specificazioni scientifiche del viaggio del tempo fanno da controcanto delle descrizioni del mondo perduto tanto suggestive quanto coinvolgenti per chi legge.
A concludere la raccolta c'è SETI, poetica storia di una fine nella quale Andrea Viscusi, oltre a mettere in scena il paleontologo che ciascuno di noi avrebbe voluto essere, racconta i dinosauri da un'angolazione del tutto anomala, sorprendente, e profondamente toccante.


Assieme ai dinosauri, così come già rileva Lorenzo Crescentini nella prefazione, è la famiglia l'elemento di aggancio che crea un ulteriore, interessante collegamento tra le varie storie. Famiglia intesa come appartenenza, come insieme di individui che formano un legame ma, anche, come luogo dove si alimentano profonde solitudini, dove l'amore a volte è assente e sempre cercato con dolore e rabbia; dimenticato, conteso o sottratto.

Personalmente, leggendo le sei storie ho riscontrato un altro tema importante: quello della solitudine.
Così il piccolo Caino, Steve ed Elias, rispettivamente protagonisti di Strappo, Sauropatia ed Elias Goodwin, l'ultimo cacciatore di dinosauri, sono cellule solitarie e isolate di una società che non li accetta e non li ama, che li disprezza e deride o che li osserva, forse pure con una certa tenerezza, ma che non può fare a meno di ignorarli, evitarli, tenerli a distanza.
Una distanza che in Pranzo di Natale, Tempo di Estinzione e SETI è affettiva, temporale e fisica; tanto più grande quanto risulta evidente che si potrebbe  - si vorrebbe - essere vicini, colmare quello spazio di silenzio e non detto, ma poi qualcosa esplode, incendia quel sottile filo di metallo che stava facendo da ponte, distruggendo in un attimo una storia che non verrà mai più narrata.

Solitudine come distanza tra un mondo e l'altro, come elemento che crea uno spacco tra noi e coloro che ci circondano.
E quanta distanza c'è, tra noi e i dinosauri? Quanto è largo e profondo il baratro che ci separa dagli adorabili, misteriosi draghi del passato?

Illustrazione di Marzio Mereggia
I racconti presenti in Dinosauria sono sei finestre aperte su altrettanti universi possibili, nei quali i lucertoloni (o prozii del pollo) la fanno da padrone anche quando restano in secondo piano. Si tratta di storie ottimamente curate, a partire dalla solida costruzione dell'universo narrativo per arrivare a un editing ben fatto. Storie che, se siete appassionati dei bestioni piumati, non vi dovreste lasciare sfuggire.
I racconti sono poi corredati dalle belle e delicate illustrazioni di Marzio Mereggia [QUI potete leggere l'intervista rilasciata dall'autore per il blog di Kipple]


[DINOSAURIA di Aa.Vv.- Pendragon, Collana I Vortici, pg. 159, anno 2016 - 14,00€]
Ora, visto che c'è tanto da raccontare, ma in una recensione di racconti è difficile farlo senza rischiare di dire troppo (o troppo poco), ho pensato di rivolgermi direttamente agli autori, sottoponendo loro tre domande su Dinosauri e Dinosauria. Una piccola intervista collettiva, rilasciata su Facebook (vedi, alle volte, che i social sono utili), su come è nata la loro passione per i grandi rettili e come nasce un racconto.
Ringrazio dunque Yuri Abietti, Roberto Bommarito, Davide Camparsi, Stefano Paparozzi, Davide Schito e Andrea Viscusi per aver accettato di rispondere alle mie domande.

Leggetela: ci sono spunti interessanti ;)


INTERVISTA AGLI AUTORI
Salve ragazzi e benvenuti! Poiché siete sei e ce ne sono di cose da dire, direi di saltare i convenevoli e di passare subito con le domande.



1 - La Prima domanda è LA domanda: Qual è stata la molla che ha fatto nascere la passione per i Dinosauri?

Yuri Abietti
Il mio primo incontro con i dinosauri è stato traumatico. Ero piccolissimo - non ricordo di preciso l'età. I miei mi portarono al Museo di Scienze Naturali del parco di Porta Venezia e io correndo per le sale mi ritrovai all'improvviso faccia a faccia con la ricostruzione del triceratopo. Ovviamente scappai via piangendo e tornai nella sala solo accompagnato dai miei genitori che mi spiegarono che si trattava di un grande animale scomparso. Improvvisamente la paura scomparve e fu amore eterno.

Roberto Bommarito
I Dino-Riders. Erano una serie di giocattoli Mattel che mischiavano preistoria e fantascienza. Dinosauri e laser. Ne possedevo sette o otto, incluso un triceratopo che camminava da solo a batteria. Amavo quei giocattoli. Erano carburante per l'immaginazione.

Davide Camparsi
Ricordo che da ragazzino avevo un cassetto, nella credenza della cucina, dove tenevo degli animaletti di plastica con cui giocavo. Di questi, la metà erano dinosauri. Adesso rammento un anchilosauro azzurro e poco altro ma, forse sull’onda di quell’entusiasmo, avevo comprato anche un libro dalla copertina rigida che parlava di loro. I dinosauri di plastica, ahimè, non ho idea di che fine abbiano fatto, ma il librone lo conservo ancora.

Stefano Paparozzi
Be’, sono dell’86: ovviamente Jurassic Park. A seguito del quale, con profondo dolore dei miei genitori, ho acquistato tutti i 104 volumi dell’Enciclopedia dei Dinosauri della DeAgostini (sì, tutti e 104, anche quando hanno iniziato a inserire pure altri animali preistorici). E vari modellini.

Davide Schito
Impossibile ricordare il momento preciso del primo incontro con i dinosauri, ero probabilmente troppo piccolo. Senz'altro mio padre alimentò molto la mia passione (peraltro comune tra i bambini): ricordo perfettamente le domeniche mattina passate con lui al Museo di Storia Naturale, a Milano, ad ammirare gli scheletri e le ricostruzioni, nonché i modellini di compensato che mi comprava e che io mi divertivo a montare sul tappeto della sala da pranzo.

Andrea Viscusi
Per quel che ricordo, la mia conoscenza dei dinosauri risale a quando avevo 7-8 anni, e mio padre mi prendeva in edicola le uscite settimanali di una raccolta chiamata appunto "Dinosauri", che riportava le schede delle specie conosciute e tutta una serie di articoli collegati. Quei libretti li ho ancora, in quattro raccoglitori appositi.


2- Entriamo ora più sul tecnico, con una domanda secca che riguarda Dinosauria: come nascono i vostri racconti  per l'antologia?

Yuri Abietti
Quando Lorenzo Crescentini mi ha chiesto di partecipare alla raccolta di racconti ho pensato subito a una storia di fantascienza e di viaggi nel tempo (non dico altro per non fare spoiler!). Volevo che ci fossero dei veri dinosauri nel racconto. Partendo da lì ho elaborato il resto della trama. Tutti i racconti sono prima stati letti dagli altri autori partecipanti alla raccolta e tutti hanno dato un feedback per migliorare il risultato. In pratica ci siamo fatti da editor l'uno con l'altro ed è stata un'esperienza molto collaborativa e interessante.

Roberto Bommarito
Il racconto, “Strappo”, è nato da un'immagine che avevo in testa. Un bambino che vive in una lattina di tonno gigante e che un giorno s'imbatte in alcuni dinosauri minuscoli. Ho poi scoperto la storia solo scrivendola e quei piccolissimi dinosauri sono diventati per il personaggio la via di fuga da una vita fatta di abusi e miseria. È stato per me un onore poter inserire Strappo in un'antologia di alto livello come Dinosauria.

Davide Camparsi
In quel periodo avevo letto un racconto su un artista genetico che utilizzava cloni umani per realizzare sculture (“Aethra” di Michalis Manolios) e, sul sito de Le Scienze, un articolo che parlava di una tecnologia di editing genetico che sta avendo un grande successo, la CRISPR citata anche nel racconto. Di sicuro avevo letto anche “Siamo tutti completamente fuori di noi”, di Karen Joy Fowler. Tendendo a essere un po’ smemorato, di solito nella mia testa si mischiano le idee che vi restano impigliate più a lungo. Probabilmente il racconto è emerso proprio da queste suggestioni e, una volta iniziato a scriverlo, ha preso la forma con cui compare nell’antologia.

Stefano Paparozzi
La partecipazione mi è stata proposta con «Cosa ne pensi dei dinosauri?», e ho francamente delle difficoltà a ricordare la mia primissima reazione. Ricordo però che il mio “Pranzo di Natale” era nato in maniera decisamente diversa: sempre fratello e sorella, ma niente ambientazione casalinga e con dinosauri presenti vivi e vegeti a costringere i protagonisti a far fronte ad altri tipi di drammi familiari. In fase di elaborazione ci è mancato poco che i dinosauri li facessi sparire del tutto.

Davide Schito
Il mio racconto si intitola "Elias Goodwin, l'ultimo cacciatore di dinosauri" ed è una storia un po' diversa dalle altre in quanto lambisce appena i confini del genere fantastico. È più un racconto introspettivo, quasi di formazione ma a ritroso, dal momento che il protagonista è ormai giunto al termine della propria vita e si trova, suo malgrado, a tirare le somme di un'esistenza quasi interamente dedicata alla caccia di un fantomatico (ma forse nemmeno troppo) dinosauro sopravvissuto chissà come all'estinzione. Come mi è venuta questa idea? Volevo raccontare una storia che avesse sì a che fare coi dinosauri ma che fosse soprattutto la storia di un uomo qualsiasi. Credo fermamente che le storie più interessanti siano quelle che hanno come protagoniste persone comuni alle prese con circostanze fuori dal comune. Questa è una di quelle.

Andrea Viscusi
Per la raccolta sono stato contattato da Lorenzo che mi ha proposto il progetto. Non credo che sapesse che sono in effetti appassionato di dinosauri, ma la cosa mi ha convinto ad aderire subito. La mia storia si basa su un articolo di qualche anno fa del blog Theropoda, del paleontologo Andrea Cau, in cui si ipotizzava appunto la possibilità che fosse esistita una civiltà tecnologica durante il mesozoico. Volevo costruire qualcosa su quell'idea, ma senza scadere nel cliché della "Dinotopia".


3- Ultima e andiamo tutti a casa: Se vi fosse data la possibilità, quale dinosauro vi piacerebbe adottare?

Yuri Abietti
E' davvero difficile scegliere una sola specie di dinosauro da "portare a casa". Per comodità mi limiterò a qualcosa di piccolo e gestibile in un ambito casalingo: un velociraptor (non gli utahraptor presenti in Jurassic Park, ma quelli veri, che erano delle dimensioni di un gatto). La mia ipotesi è che riempissero la nicchia ecologica successivamente occupata da mustelidi e piccoli e felini. Chissà, potrebbero avere comportamenti simili a furetti e gatti anche con l'uomo ed essere degli interessanti animali domestici.

Roberto Bommarito
In cima alla lista dei miei preferiti ci sono i ceratopsidi. Credo fossero fra i dinosauri più spettacolari, con quei collari che tanto variavano da specie a specie. Quindi, se dovessi proprio sceglierne uno, direi lo stiracosauro.

Davide Camparsi
Per caso, mentre scrivevo il racconto per l’antologia, sono entrato in un negozio di giocattoli con la mia ragazza, in cerca di un regalo per mio nipote. A sorpresa, c’erano invece in angolo dell’esposizione delle meravigliose riproduzioni moderne di dinosauri in PVC, di cui mi son innamorato a prima vista, il classico colpo di fulmine di cui i cinici negano l’esistenza (a quel punto il regalo per mio nipote si era già volatilizzato dalla mia testa…). Il primo di quelle riproduzioni che mi sono portato a casa è stato uno spinosauro, ma adesso ve ne sono diversi altri…

Stefano Paparozzi
Dal vivo mi piacerebbe vedere quelli che mi sorprenderebbero di più: dato che gli attuali uccelli sono fondamentalmente teropodi, ho paura che perfino in un tirannosauro potrei vederci un enorme piccione e minare così l’immagine temibile con la quale sono cresciuto. Opterei allora per i grandi erbivori – un triceratopo, o più probabilmente uno dei classici “collilunghi” (per citare un altro classico cinematografico a tema).

Davide Schito
Da bambino, come tutti, ero attratto dalla pericolosità dei grandi predatori carnivori: tirannosauro, velociraptor, allosauro. Ma se mi portassi a casa uno di questi, senz'altro mi mangerebbe. Quindi potrei optare per un più placido triceratopo: mi servirebbero solo un giardino piuttosto grande e un orto ben fornito!

Andrea Viscusi
Se uno pensa agli struzzi di oggi, lo sforzo di immaginazione per arrivare all'aspetto di un dinosauro credo sia alla portata di tutti. Personalmente come dinosauro domestico terrei un piccolo compsognathus, soffice e canterino.


Grazie ancora alle sei penne per la disponibilità e il tempo concesso :)

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